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21/07/2017

Scuola

Arte d'estate: le mostre patrocinate dalla Fondazione Italia Cina

Il Museo della Permanente di Milano, in collaborazione con il Museo Xuyuan di Pechino, ospita dal 15 giugno al 10 settembre la prima grande retrospettiva italiana dedicata all’artista cinese Fang Zhaolin, nata a Wuxi nella provincia dello Jiangsu nel 1914 e scomparsa a Hong Kong nel 2006 all’età di 93 anni. 
La mostra "Fang Zhaolin. Signora del Celeste Impero", patrocinata dal Comune di Milano e dalla Fondazione Italia Cina, è curata da Daniel Sluse (direttore della Académie Royale des Beaux Arts di Liegi) con la collaborazione di Jean Toschi Marazzani Visconti. Ripercorre attraverso 66 opere - alcune di grandi dimensioni e tutte realizzate su carta di riso con pennello intinto in inchiostro nero o in pigmenti colorati - l’intero percorso pittorico di Fang Zhaolin, erede della tradizione artistica cinese, ma capace di creare uno stile che rispecchia lo spirito moderno del suo tempo.
Figlia dell’industriale Fang Shouyi, assassinato nel 1925 quando lei aveva solo undici anni, sposatasi con Fang Xingao dal quale avrà otto figli, rimasta vedova a soli trentasei anni, Fang Zhaolin riesce ugualmente a studiare e dipingere malgrado debba continuare a gestire la società del marito per poter mantenere i figli e ottemperare ai numerosi e pesanti impegni familiari.
Fang Zhaolin, personalità forte e intellettualmente libera, considerata oggi una delle figure prominenti della pittura cinese del XX secolo, è stata capace con la sua pittura di creare un ponte tra l’arte cinese e l’arte occidentale, perseguendo la ricerca di un linguaggio artistico che fosse radicato nella tradizione cinese ma che, al tempo stesso, si spingesse al di là di essa. Fang Zhaolin realizzò una costante trasposizione e fusione degli elementi visivi dell’arte tradizionale cinese e dell’arte modernista occidentale.
Discepola dei maggiori maestri cinesi, Fang Zhaolin ha la possibilità di viaggiare per diversi anni in Asia, Europa e Stati Uniti, e si dimostrerà una “Viaggiatrice instancabile, alla perpetua ricerca delle proprie radici, essa incontrerà l’arte moderna, che la porterà a una maggiore comprensione della propria cultura” come ricorda Daniel Sluse nel suo testo in catalogo. 
Fang Zhaolin approfondisce la conoscenza della storia occidentale, del classicismo, del pre e post impressionismo, del fauvismo, del cubismo e dell’espressionismo astratto. Ciononostante, è sulla Cina che verte tutta la sua opera. Una Cina dai paesaggi grandiosi, popolata da una vita intensa che anima la sua memoria e scaturisce dai suoi pennelli.
 Fang Zhaolin integra nella sua opera elementi visivi e tecniche artistiche del modernismo occidentale (Pollock, Kline, Kandinsky, Cezanne...) alla pittura paesaggistica cinese, introducendo significative novità nell’uso del pennello, della composizione e del colore. 
Ma l’innovazione di Fang Zhaolin non é solo nella scelta di colori contrastanti, nelle figure geometriche astratte o nelle superfici piatte, ma anche nella capacità di creare un ritmo musicale attraverso pennellate libere, incisive, poetiche, in costante alternanza fra inchiostri leggeri e spessi: la straordinaria e personalissima capacità di integrare la calligrafia cinese tradizionale nella pittura costituisce l’elemento cruciale della cinesità dei dipinti di Fang Zhaolin. 
La calligrafia e la pittura hanno la stessa origine, non solo perché ambedue impiegano gli stessi mezzi di espressione, pennello, inchiostro, carta e pietra d’inchiostro, ma anche per il comune impiego di pennello, inchiostro e linee che costituiscono il nucleo della creazione calligrafica e pittorica.   
Uno stile calligrafico unico che, da netto e deciso, si trasforma dal 1960 in una evoluzione ispirata all’asprezza e al primitivismo, caratterizzato da linee imprevedibili, leggere e pesanti, bagnate e asciutte. L’intreccio armonico di calligrafia e pittura è stato per Fang Zhaolin lo strumento principale per esplorare l’essenza della tradizione cinese,  mostrare la propria espressione artistica, esprimere le proprie emozioni.
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Dal 3 luglio al 31 agosto, presso la sala Cenacolo del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci, è in programma la mostra "Fantasy by Nini(pseudonimo di Nie Jingjing), giovane artista cinese rappresentate di quello che è l’Espressionismo Cinese Astratto.
I suoi quadri sono una materializzazione di una “fantasia gioiosa” che si organizza con la visione generale di una geografia esistenziale. Una visione guidata dal gesto pittorico e organizzata da una sottile, complessa rete di emozioni, ricordi e fantasie a occhi aperti. La critica italiana la considera come la “Pollock Cinese”.
Segni e colori si traducono in sequenze di immagini spontanee che ci restituiscono il senso e l’apparire del mondo interiore di Nini. Il poeta e filosofo inglese Samuel Taylor Coleridge (1772-1834) distingueva tra “Imagination” e “Fancy (o Fantasy)”. La “Fantasy” era per lui una “Imagination” di tipo secondario ma era anche quella che consentiva al poeta (e dunque anche all’artista) di costruire un proprio mondo mediante metafore, similitudini e corrispondenze analogiche. 
I quadri che compongono la mostra personale di Nini all’interno del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano “raccontano” temi e storie differenti, filtrati dall’emozione e da una pratica artistica, in cui il gesto gioioso ed emotivamente positivo (nel senso della fancy) riorganizza sulla tela concetti, luoghi e addirittura finzioni storiche (ad es., The last day of the Cretaceous Period, 2009).
In tutte le sue opere, elementi ironici e concettuali si mescolano, nella sequenza espositiva, a luoghi geografici italiani possibilmente visitati dall’artista (come ad esempio, Happy life in Cinque Terre, 2017; Chocolate festival  in Siena, 2017; Cellist in the Campo dei Fiori, 2016).
"I am a curious person, I like watching the world. Every living object even a grain of sand, a dust, have their own character. The world is endless, endless without extension. I try to feel every mood, every move, every experience, every thought of the undercurrent, then I realized the world refined into the canvas on the color. I use colors to vent my love of the world, this is my language of communication with the world. All this is my language of communication with the world. And my art works are also my life traces” (Nini).


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